Itinerario Maggio-San Pietro di Ozzano

La Torre di San Pietro: simbolo del Comune e punto panoramico

Per questo itinerario prendiamo come riferimento iniziale la frazione di Maggio, cominciando dalla Congregazione delle Suore Francescane Adoratrici (http://www.suorefrancescaneadoratrici.it/index.php). Qui si possono amminare l'Oratorio e la  chiesina dei SS. Filippo e Giacomo. Al suo interno la chiesa ospita le spoglie mortali di madre Maria Francesca Foresti, che è stata dichiarata  beata il 20 ottobre 2007. Sopra l'altare inoltre è da menzionare la pregevole tela attribuita alla scuola del Reni raffigurante “il Supplizio dei Santi Lorenzo, Bartolomeo, e Stefano”; questa è stata poi modificata nella parte superiore col collocamento di una Madonnina (copia di quella dell'Olmo di Budrio), e incastonato in una parete, un bassorilievo di S. Antonio Abate attribuito a Nicolò dell'Arca.

L'oratorio dei SS. Apostoli Filippo e Giacomo, è attualmente di proprietà delle RR. MM. Francescane Adoratrici, il cui convento si trova a pochi passi in fondo ad un delizioso vialetto.

Il convento di Maggio” è noto anche con il nome di “Fondo Palazzo” e fu acquistato dalla famiglia Foresti, che già risiedeva nel vicino “Mulino Bruciato”, fra il 1820 e il 1830. Residenza estiva della famiglia fino ai primi decenni del '900, venne poi trasformato, per volontà di Suor Maria Francesca Foresti al secolo Eleonora Foresti, in un Convento di Suore dell'Ordine delle Francescane Adoratrici, da lei stessa fondato. Il “Palazzo”, a cui sono stati aggiunti due corpi di fabbrica, evidenzia la sua primitiva forma cinquecentesca, mentre il giardino si presenta ancora ampio e curato, ingentilito da alcuni capitelli romanici recuperati dal terreno circostante, di grande interesse archeologico, dove pare sorgesse il centro della mitica “Claterna”.

Ovunque si pesti qua attorno, affiorano pezzi di cotto: questo in virtù del fatto che nelle vicinanze dell'attuale Convento pare sorgesse una Fornace per la produzione di mattoni e vasellami. Il toponimo attribuito alla casa (oggi completamente ristrutturata), è appunto “Casa Fornace”. Qui sorgeva Claterna, città che allora per importanza era equiparata a Bononia: dotata di una propria autonomia municipale, le Terme per la cura della salute e quasi certamente un piccolo anfiteatro per i giochi circensi o per le arti marziali. Sulla distruzione della Claterna, avvenuta nel 388 d.C., gli storici hanno sempre avuto pareri discordanti: c'è chi dice fosse stata rasa al suolo dai barbari, chi distrutta dai bolognesi gelosi della sua importanza; finché di Claterna, che nel 388 era descritta da S. Ambrogio una “urbium cadavera” (città morta), per oltre 500 anni non si hanno più notizie.

Proseguendo il nostro percorso, giungiamo al maestoso Palazzo, ridotto allo stile neoclassico dalla famiglia Malvezzi contornato da un immenso parco e da un bosco di querce e castagni.

Villa Malvezzi o Gandino” è senza dubbio uno dei palazzi più prestigiosi del territorio di Ozzano. Il palazzo di origine cinquecentesca (probabilmente edificato sulle fondamenta di una casa patrizia romana), apparteneva ai fratelli Negri, mentre nella seconda metà del XVII secolo risultava di proprietà del dottor Francesco Riva, per poi passare agli inizi del 1700 al conte Hercolani e intorno al 1810/1815 ai conti Malvezzi. Infine, intorno al 1880/1885 il palazzo passò ai Gandino; esso presenta: una doppia scalinata a cui fa cornice una graziosa balaustra di “birilli” in arenaria, due magnifiche colonne con capitelli di stile corinzio, che sostengono un ampio balcone ed infine un raffinato timpano triangolare sul tetto. Nella parte posteriore il Palazzo include l'oratorio di famiglia che include le lapidi in memoria dell'illustre prof. Giovanni Battista Gandino e di Ottavio Malvezzi. Alle spalle della villa, il complesso rurale detto il “fRNè” di cui si ha menzione fin dal XVII secolo. Proseguendo sulla via S. Pietro, incontriamo la famosa “Casa Panzacchi o Palazzina”. Questo edificio non presenta alcuna architettura di pregio e nulla di particolare se qui non fosse nato, il 16 dicembre 1840, il grande poeta Enrico Panzacchi che rimase in quella casa con la famiglia fino al 1842.

Proseguendo ecco giungere al borgo, già castello preceduto dalla sua antica Torre, al centro del quale si evidenzia la chiesa parrocchiale e plebana di S. Pietro, col suo fabbricato annesso, già residenza comunale sul finire del '700 mentre, ancora prima della piazzetta, il vecchio fabbricato già scuola e bottega di alimentari con osteria, e dirimpetto, la fontana pubblica inaugurata agli inizi del '900.

Il più antico documento rinvenuto sul “Castello di ozzano” risale al 1099 e si ha la conferma che il luogo fosse molto attivo ed avere una nutrita comunità, oltre che ad una sviluppata economia. Anche l'assalto subito nel 1175, per opera delle truppe dell'imperatore Federico Barbarossa, fa ritenere che il Castello di “Uggiano” fosse tra i più strategicamente importanti della zona; e quindi da saccheggiare ed incendiare. Pare infatti che nella sua Torre, si trovasse una guarnigione bolognese incaricata della sorveglianza territoriale e allo scopo di prevenire attacchi alla città di Bologna. Si dice inoltre che la Torre, sia coeva a quella di Varignana e che con la medesima fosse comunicante, e che qui stanziasse il famoso cavaliere, miracolato dalla Beata Lucia, prima di partire per le Crociate . La torre è sempre stata utilizzata come torre campanaria: tanto per le segnalazioni religiose quanto per segnalazioni civili o calamità naturali. Segnalato come Stemma comunale nel 1851, venne ufficialmente adottato solo dal 1881.

All'interno del castello vi si trovavano due chiese: una intitolata a S. Pietro, l'altra a S. Lorenzo.

Nel corso del XIII-XIV secolo Uggiano, così come le altre località limitrofe, subì paurose calamità naturali e assalti delle milizie al soldo delle signorie bolognesi e dei mercenari del Papa (nel 1420, alla guida di Braccio di Fortebraccio il Castello fu totalmente saccheggiato e distrutto). Ridotto ormai a poche famiglie, il nucleo di Uggiano nel 1630 fu ulteriormente decimato dalla peste, superata la quale, nel 1636, venne fatto edificare il campanile, quasi in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo. A distanza di un secolo il mitico borgo castellano aveva ormai perduto la sua antica supremazia; sempre più rafforzata invece la “Pieve di S. Pietro”, dopo i restauri e gli ampliamenti del 1771/72. Al suo interno la chiesa presenta cinque altari, con diversi quadri raffiguranti vari Santi. La chiesa di S. Pietro di Ozzano subì diversi rimaneggiamenti, ultimo dei quali fu quello eseguito dal celebre architetto Collamarini, del 1926, che ridisegnò completamente la sua facciata dotandola di timpano e di due nicchie in cui ci sono le statue dei Santi Pietro e Lorenzo. Nel suo interno inoltre, si trovano le celebri colonnine romaniche, provenienti da Pastino, e l'antico Fonte Battesimale.

Il nostro itinerario a questo punto prosegue lungo la stradina che fiancheggia la canonica, fino ad arrivare alla “Cà Bassa” davanti alla quale troviamo un “Pilastrino” devozionale. Mistero e leggenda avvolgono ancora oggi questa colonna, la cui lapide è ormai illeggibile; racconti popolari dicono che in quel luogo si sarebbe verificata, nel '600, un'apparizione della Madonna e che a testimonianza del prodigio sarebbe stata posta un immagine della Vergine sopra ad un cippo situato nelle vicinanze che, però, agli inizi del '900 si sarebbe staccato. Recuperata, l'immagine sacra sacra fu quindi portata al cappellano della chiesa di S. Pietro, don Stefano Bosi che la inserì, unitamente ad una lapide con la storia del prodigio, nella colonna devozionale che ancora oggi vediamo, da lui stesso fatta edificare.

Nei pressi del Pilastrino della Cà Bassa, possiamo vedere la suggestiva “Fontana Dall'Armi”, di antica memoria (qualcuno la ritiene di probabili origini romane).Poche decine di metri più avanti la “Fontanina Dall'Armi” che nel 1565, Evangelista Dall'Armi, proprietario dell'omonimo Palazzo Dall'Armi che sorgeva nei pressi, fece costruire per un più comodo uso della popolazione e per evitare contaminazioni. Riprendendo il percorso, abbandoniamo via del Casserone e ci imbattiamo nel podere “Quercia”, che agli inizi del '700 apparteneva al conte Marc'Antonio Hercolani e, sul finire dello stesso secolo, alla Chiesa di S. Cristoforo. Proseguendo arriviamo all'altezza del famoso “Bigollo”, oggi composto da due distinti fabbricati completamente rimodernati, ma un tempo uniti assieme da una corte chiusa e certamente fortificati. Al “Bigollo” pare inoltre si trovasse la seconda “porta” di accesso al Castello di Uggiano; anche se in verità più che una porta, di qui probabilmente passava la Pubblica Strada.

Il nostro itinerario termina qualche centinaia di metri più avanti, dove ci appare la suggestiva casa “Ragazza”, un fabbricato di antica memoria con evidenti caratteristiche conventuali. Da carteggi parrocchiali risulta che i poderi “Ragazza”, fino alla prima metà del '700, furono due. Quello detto “Ragazza di Sotto”, di proprietà dei principi Hercolani i quali poi lo cedettero, intorno al 1795 ad Andrea Berti che la chiamò “Bell'Aria”; e l'altro denominato semplicemente “Ragazza” che nella seconda metà del XVII secolo apparteneva all'insigne medico Giulio Cesare Claudini, per passare poi ai Ferranti e dal 1725 ai Guidalotti che intorno al 1795 lo donarono alla Chiesa di S. Pietro di Ozzano.

EG

For this route we take as initial reference the fraction of Maggio, beginning with the Congregation of the Suore Francescane Adoratrici (http://www.suorefrancescaneadoratrici.it/index.php). Here you can amminare the Oratory and the small church of SS. Filippo e Giacomo. Inside, the church houses the mortal remains of Mother Maria Francesca Foresti, which was declared Blessed on 20 October 2007. Above the altar is also worth mentioning the valuable painting attributed to the school Reni depicting “il Supplizio dei Santi Lorenzo, Bartolomeo, e Stefano”; this was subsequently amended at the top with the placement of a Madonna (copy of the one of Olmo di Budrio), and embedded in a wall, a bas-relief of abbot St. Anthony attributed to Nicolò dall'Arca.

The oratory of SS. Apostoli Filippo e Giacomo, is currently a property of RR. MM. Francescane Adoratrici, whose convent is located a few steps down to a lovely aleyway.

"Il convento di Maggio" is also known as the "Fondo Palazzo" and was purchased by the Foresti family, who already resided in the nearby "Mulino Bruciato", between 1820 and 1830. The summer residence of the family until the early decades of '900, was later transformed by the will of Suor Maria Francesca Foresti nee Eleonora Foresti, in a Suore dell'Ordine delle Francescane Adoratrici's convent, she herself founded. The "Palazzo", where two buildings were added, highlights its original sixteenth-century form, while the garden is even expansive and beautiful, refined by some Roman capitals recovered from the surrounding land, of great archaeological interest, which apparently arose the center of the mythical "Claterna".

Everywhere you pests around here, crop up pieces of cooked: this due to the fact that in the vicinity of the Convent apparently arose a furnace for the production of bricks and pottery. The toponym attributed to the house (now completely renovated), it is in fact "Casa Fornace" (Hell House). Here stood Claterna, city that at that time was equated in importance to Bononia: with its own municipal autonomy, baths for health care and almost certainly a small amphitheater for circus games or martial arts. On the destruction of Claterna, which occurred in 388 A.D., historians have always had different opinions: some say it had been destroyed by the barbarians, who destroyed by the Bononia's people jealous of its importance; until Claterna, who in 388 was described by St. Ambrogio a "urbium cadavera" (dead city), for over 500 years there has been no news.

Continuing our journey, we reach the majestic Palazzo, reduced to the neo-classical style by the Malvezzi family surrounded by an extensive park and a forest of oak and chestnut trees.

"Villa Malvezzi o Gandino" is undoubtedly one of the most prestigious buildings in the territory of Ozzano. The sixteenth-century origin (probably built on the foundations of a Roman patrician house), belonged to the brothers Negri, while in the second half of the seventeenth century was the property of Dr. Francesco Riva, then move to the beginning of 1700 to Count Hercolani and around 1810/1815 to Malvezzi accounts. Finally, around 1880/1885 the building pass to Gandino; it presents: a double staircase that is a pretty balustrade frame of sandstone "skittles", two magnificent columns with Corinthian-style capitals, which support a large balcony and extremely refined triangular gable on the roof. In the back the Palace includes the family chapel which includes the tombstones in memory of the illustrious professor. Giovanni Battista Gandino and Ottavio Malvezzi. Behind the villa, the rural complex called the "fRNè" the first mentioned since the seventeenth century. Continuing along the via S. Pietro, we find the famous "Casa Panzacchi o Palazzina". This building has no fine architecture, and nothing particular here if it were not born, December 16, 1840, the great poet Enrico Panzacchi who remained in the house with his family until 1842.

Going there came to the village, already castle preceded by its ancient tower, the center of which you highlight the parish and plebeian church of S. Pietro, with its outbuilding, former city residence of the late '700 while, even before the square, the old building already school and food shop with tavern, and opposite, the public fountain inaugurated in the early '900.

The oldest document found on the Ozzano's Castle dates back to 1099 and it is confirmed that the place was very active and have a large community, as well as a developed economy. Even the assault suffered in 1175, through the work of the Emperor Frederick Barbarossa's troops, it suggests that the "Uggiano" Castle was one of the most strategically important of the area; and then to plunder and burn. It appears that in his tower, there was a Bologna's garrison in charge of territorial surveillance and to prevent attacks on the city of Bologna. It also says that the Tower, is coeval with that of Varignana and was communicating with the same, and budget of a famous knight here, miraculously cured by the Blessed Lucia, before leaving for the Crusades. The tower has always been used as a bell tower: so much for the religious messages as signals for civil or natural disaster. Reported as the municipal coat of arms in 1851, it was officially adopted only in 1881.

Inside the castle there were two churches, one dedicated to S. Pietro, the other in S. Lorenzo.

During the XIII-XIV century Uggiano, as well as other neighboring cities, suffered terrifying natural disasters and attacks of militias in the pay of the Bologna's lords and Pope's mercenaries (in 1420, the castle was completely looted and destroyed by Braccio di Fortebraccio). Now reduced to a few families, the Uggiano core in 1630 was further decimated by the plague, after which, in 1636, was made to build the bell tower, almost in thanks for the narrow escape. After one century, the legendary village warden had lost its former supremacy; increasingly instead it strengthened the "Pieve di S. Pietro", after the restoration and expansion of 1771/72. Inside the church has five altars with different paintings depicting various saints. The church of San Pietro of Ozzano underwent several changes, the last of which was performed by the famous architect Collamarini, in 1926, which completely redesigned its equipping the facade gable and two niches where there are the statues of Saints Peter and Lorenzo . In his internal also, there are the famous Romanesque columns, from Pastino, and the ancient baptismal font.

Our itinerary at this point continue along the road that runs alongside the rectory, until you reach the "Ca Bassa" in front of which we find a devotional "Pillar". Mystery and legend still surround this column today, whose tombstone is now illegible; folk tales say that in that place there would have been, in the '600, an apparition of the Madonna and a testimony of the miracle would post a picture of the Virgin on a memorial stone located near that, though, at the beginning of' 900 it would be removed. Recovered, the sacred holy image was then brought to the chaplain of the church of S. Pietro, don Stefano Bosi who inserted it, together with a plaque with the story of the miracle, in devotional column still we see today, which was built by him.

Near the Pillar of Cà Bassa, we can see the beautiful "Fontana Dall'Armi", of ancient memory (someone believes probably of Roman origins) .Few tens of meters below the "Fontanina Dall'Armi" that in 1565, Evangelista Dall'Armi, owner of the homonymous Palazzo Dall'Armi which stood near, built for a more comfortable use of the population and to avoid contamination. Taking up the path, we leave the via del Casserone and we run the farm "Quercia", which in the early '700 belonged to Count Marc'Antonio Hercolani and, at the end of the same century, to the Church of S. Cristoforo. Continuing we arrive at the famous "Bigollo" today consists of two separate buildings completely modernized, but once joined together by a closed court and certainly fortified. To "Bigollo" apparently it was also the second access "door" to the Uggiano Castle; although in truth more than a door, from here probably he passed the Public Road.

Our tour ends a few hundred meters further on, where we see the lovely house "Ragazza", an ancient memory manufactured with obvious characteristics convent. From parish correspondence shows that the farms "Ragazza", until the first half of '700, were two. One called "Ragazza di Sotto", the property of principles Hercolani who then sold it around 1795 to Andrea Berti who called it "Bell'Aria"; and one called simply "Ragazza" in the second half of the seventeenth century belonged to the illustrious doctor Giulio Cesare Claudini, then move on to the Ferranti and from 1725 to Guidalotti who around 1795 gave it to the Church of San Pietro of Ozzano.